Quali sono gli impianti dentali meno invasivi
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Quali sono gli impianti dentali meno invasivi
La Moderna Implantologia, si orienta verso impianti sempre più piccoli, con una invasività minore sia diretta che indiretta Si intende invasività diretta l’atto chirurgico vero e proprio che provvede a creare un sito implantare all’interno dell’osso per poi alloggiare l’impianto e questa comprende non solo quanto profondamente l’osso debba essere trattato in relazione alla lunghezza dell’impianto , ma anche il modo in cui lo stesso impianto viene infisso nell’osso.
E’ ovvio che tanto più piccoli sono gli impianti tanto meno profondamente dobbiamo creare il sito e di conseguenza ci sarà una minore “aggressione” dell’osso, ma non è altrettanto ovvio che il modo in cui l’impianto viene inserito fa molta differenza in termini di “aggressione dell’osso del paziente. Fino ad oggi la maggior parte delle sistematiche implantari ha previsto l’avvitamento dell’impianto all’interno del sito implantare ,alla ricerca di una stabilità dell’impianto detta stabilità primaria , che per intenderci è un pò come quando si inserisce una vite su una parete di casa e tanto più forza si imprime,tanto più la vite è “serrata” tanto meglio dovrebbe essere la sua tenuta, ma in implantologia le cose non funzionano sempre così:una forza importante che può arrivare fino a 50 newton, crea attorno all’impianto un area di osteo necrosi sia da compressione che da surriscaldamento,ed anche se è vero che il tessuto necrotico verrà sostituito il più delle volte da nuovo tessuto osseo, quest’ultimo non sarà di qualità eccellente nel senso che la sua intima struttura non sarà organizzata ed orientata secondo il nuovo sistema di forze cui l’impianto sarà sottoposto dal carico occlusale. Gli impianti inseriti nel caso illustrato hanno una tecnica di “avvitamento” dolce, quasi scivolano all’interno del sito implantare in altri casi basta percuoterli leggermente dentro.
Da queste considerazioni sono veramente pochi gli impianti che riescono ad ovviare a questi inconvenienti. Nelle immagini presento un caso attraverso immagini rx di un impianto che risponde ai due concetti di minima invasività diretta sia riguardo il concetto di dimensione che di compressione. L’altra invasività indiretta è data in quei casi dove la carenza di osso , impone il dover reperire ed innestare dell’osso in quei siti implantari in cui ve ne è carenza , sottoponendo il paziente ad un ulteriore intervento con prelievo spesso autologo di osso da un’altra regine anatomica che può essere la sinfisi mentoniera o meglio il ramo mandibolare.
Non è da poco sottolineare che il sottoporre il paziente a doppio intervento significa oltre a sottoporlo ad una maggiore invasività che definisco indiretta , e relativi disagi , soprattutto a costi maggiori. Il caso riportato risponde anche al concetto di invasività indiretta in quanto si è evitato l’intervento di prelievo autologo di osso dal ramo mandibolare , facendo una implantologia minimamente invasiva ed utilizzando il poco osso a disposizione del paziente. Nell’immagine la parte inferiore è stata finalizzata con impianti classici e con protesi ceramica a sx e protesi in composito a dx per far notare la differenza in termini di dimensione degli impianti Un’ultima cosa non meno importante riguardo l’invasività indiretta dove intendo anche l’uso di cementi o quant’altro per fissare la protesi all’impianto: anche questo è evitato in quanto la protesi viene confezionata “fusa”, “costruita “, direttamente sul moncone dell’impianto evitando l’usa di quei cementi che invece vengono normalmente adottati e le cui sbavature o non perfetto controllo sono una delle concause principali delle peri-implantiti.
Un’altra cosa questa volta ultima davvero è che i tempi ci confezionamento e di consegna del lavoro finito sono quasi dimezzati con un notevole risparmio di tempo sia per l’odontoiatra sia per il paziente e non è una cosa da poco. Autore: Dott.Ennio Calabria.