Odontofobia - paura del dentista per 6 persone su 10

Odontofobia – paura del dentista per 6 persone su 10

La fobia specifica è una paura, intensa, persistente e duratura, provata per una specifico stimolo trigger (oggetto, animale, luogo, situazione, etc). Si tratta di una manifestazione emotiva sproporzionata per qualcosa che non rappresenta una reale minaccia. Si instaura un processo che fa provare alla persona stati di ansia e terrore spropositati nei confronti dello stimolo fobico (il particolare elemento che causa la paura), tanto da farle mettere in atto comportamenti di evitamento delle situazioni nelle quali è probabile trovarsi faccia a faccia con lo stimolo. Nel caso dell’odontofobia, gli individui temono di sottoporsi a cure dentistiche. L’ odontofobia è stata riconosciuta come una vera e propria fobia specifica, le persone con odontofobia sono normalmente portate a rimandare continuamente le cure, una particolare attenzione viene posta all’infanzia, un periodo delicato in cui l’esordio della paura del dentista e dell’ansia per le cure odontoiatriche è più frequente. In ansia il 60% delle persone che arrivano sulla poltrona. Un’indagine rivela gli aspetti psicologici e i ricordi d’infanzia. Mentre in molti studi si affronta il problema con molta inventiva: musica, ambienti antistress, accoglienza. C’è chi, a Bari, per allontanare l’ansia della famigerata “poltrona”, accoglie i pazienti nel suo studio dentistico con un fragrante odore di pane caldo. Un dentista indonesiano ha invece collegato la turbina del suo trapano a un lettore mp3 sostituendo rilassanti brani musicali al fastidioso sibilo che tanto spaventa i pazienti. Kimbo è un barboncino che, a modo suo, aiuta i bimbi nello studio odontoiatrico della Asl 9 di Grosseto, ad avvicinarsi in modo meno traumatico alle cure del dentista. Tra crisi, costi onerosi e paure (trapano, ago, sangue, le più frequenti) gli studi dentistici si svuotano e gli specialisti corrono ai ripari con ambienti antistress, tecniche di comunicazione e di sedazione, antidolorifici.

Sedersi su “quella” poltrona mette ancora oggi ansia a più di 6 persone su 10. Per 1 su 10 scatta una vera e propria fobia. Accelerazione cardiaca, sudore, tremori, capogiri, vertigini, sino allo svenimento. E 1 su 4 finisce col rimandare o addirittura evitare le cure necessarie e non solo per il timore della spesa… Odontofobia per traumi dell’infanzia o inspiegabile angoscia primordiale? Secondo uno studio promosso dall’Unione Nazionale Industrie Dentali Italiane (Unidi), gli stimoli sensoriali colti dal paziente sono decisivi dal punto di vista psicologico. «La qualità percepita delle cure che il paziente si predispone a ricevere in uno studio odontoiatrico è maggiore se l’ambiente è ben arredato, ben illuminato, ha immagini artistiche, aspetto caldo e accogliente», spiega Ruggero Soffiato, consulente per il miglioramento delle organizzazioni. «Anche nella relazione tra stimoli olfattivi e tono dell’umore», aggiunge Elisa Maragno, psicologa del lavoro, «le ricerche mostrano che in genere il ricordo rievocato dalla sollecitazione odorosa si accompagna a uno stato emozionale pur inconsapevole e può creare un ambiente adatto a predisporre il paziente ai successivi interventi a volte dolorosi». Importante il dato uditivo. «Certi tipi di musica alleviano lo stress, stimolano positivamente l’attività delle onde cerebrali, riducono il livello di stress abbassando la concentrazione dei markers infiammatori e migliorando l’attivazione delle cellule natural killers del sistema immunitario. Quindi le percezioni positive dei pazienti diventano importanti per un maggiore coinvolgimento alla cura».
«Il paziente ansioso durante la visita tende a non appoggiare la testa sul poggiatesta, a tenere le gambe tese e rigide, spesso non apre a sufficienza la bocca, soffre per non avere il controllo completo di sé e ha terrore del dolore fisico. Ha bisogno di attenzioni dal momento in cui entra in sala d’attesa, priva possibilmente dei tipici rumori e odori degli ambulatori dentistici. Bisogna non farlo attendere un minuto oltre l’orario convenuto, il professionista deve accompagnarlo senza fretta e con misurata cordialità», aggiunge Daniele Benedetti Forastieri, odontoiatra a Senigallia. «Con i più piccoli», spiega, «funziona bene la tecnica “Tell–Show–Do”: prima si chiarisce con parole che il bambino può capire ciò che sarà fatto, poi si mostra lo strumento, lo si fa toccare al piccolo, lo si accosta gradualmente alla sua guancia, poi gli si chiede di aprire la bocca e lo si avvisa se sentirà un leggero dolore. Importante il tono di voce: amichevole ma deciso».

 

Per affrontare queste paure – prosegue la dott.ssa Federica Ferrante – è possibile seguire alcuni accorgimenti: innanzitutto individuare un professionista, non soltanto affidandosi ai consigli degli altri, ma visitando l’ambulatorio e conoscendo personalmente il medico con il quale concordare le modalità (relative anche all’eventualità dell’utilizzo dell’anestesia) e i tempi dell’intervento. Recarsi a visita con un po’ di anticipo consente di non trovarsi immediatamente sotto i ferri odontoiatrici, piuttosto di darsi un tempo per abituarsi all’ambiente, ai rumori e agli odori. Farsi accompagnare da una persona di riferimento in grado di trasmettere serenità e supporto durante l’intervento. Pensare che la fatica psicologica adottata per resistere a questa situazione così spiacevole porterà al beneficio di una bocca più sana e alla riduzione del dolore e di ulteriori complicazioni che si potrebbero presentare in futuro. Infine, non per importanza, complimentarsi con se stessi quando si è usciti dall’ambulatorio per essere stati in grado di affrontare la paura, impendendo all’ansia di condizionare e limitare il nostro comportamento e le nostre scelte”.
Prima di interventi complessi di chirurgia orale, implantologia o estrazioni multiple può essere opportuno un test – il Das (Dental Anxiety Scale) o Test di Corah – per quantificare con alcune domande l’intensità del timore e decidere se è il caso di usare tecniche di sedazione cosciente con l’uso di un gas (protossido d’azoto) o con ansiolitici (benzodiazepine ad emivita breve) per bocca o per via endovenosa, oltre alla completa analgesia. Naturalmente il paziente va attentamente valutato prima di iniziare le cure, sarebbe opportuna la collaborazione di un anestesista anche per possibili reazioni avverse o allergiche. «Meglio eseguire certi interventi in ambiente ospedaliero o clinicizzato», suggeriscono gli anestesisti e ricordano che la tecnica del protossido d’azoto ha dei limiti e, tra l’altro, il gas può avere conseguenze sul sistema cardiocircolatorio e respiratorio.

 
Studio Dentistico Calabria

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